Quando sono entrato in seminario, uno dei miei desideri, dato il mio animo atletico, era quello di avere un posto dove poter fare attività all’aperto qualche volta il primo pomeriggio, prima di incominciare a studiare («mens sana in corpore sano», vale a dire «mente sana in corpo sano»).
Dopo che alcuni amici del G.S. Bindun ci hanno donato, pre-covid, due porte da calcetto, quest’anno si è compiuto, inaspettato, il sogno tanto atteso, non soltanto da me: la famiglia Landrini e gli amici di Bormio-Monza hanno preso a cuore la nostra causa e così, a inizio settembre, sono incominciati i lavori ed è stato realizzato un campo sintetico polivalente nel quale poter giocare a calcetto, tennis e pallavolo, con tanto di luci a Led ed anche il campo di bocce a fianco. Poiché l’evento è storico, si è deciso di stabilire una data per l’inaugurazione. Così, il 27 ottobre, abbiamo celebrato la giornata sportiva, iniziandola nel nuovo campo: il benefattore della famiglia Landrini ha tagliato il nastro al cancello. Noi seminaristi, come segno di gratitudine, abbiamo donato al benefattore uno striscione con la scritta “grazie” e le nostre firme: nulla, se ci penso bene, in confronto a ciò che ci è stato regalato!
Successivamente c’è stato il calcio di inizio col quale si è dato avvio alla partita inaugurale: “vocazionandi” (seminaristi) contro “vocazionati” (sacerdoti e uomini sposati, tra cui appunto i benefattori). Dal momento che la “via della vita” i vocazionati l’hanno trovata, la “via del goal” è stata intrapresa più spesso dai seminaristi, che hanno vinto il match 6 a 3, dopo essersi trovati anche sotto nel punteggio, 3 a 2. Il clima familiare ha comunque reso ininfluente il risultato.
Ad un’ora dalla sfida, abbiamo partecipato alla Santa Messa comunitaria in seminario presieduta da don Alessio Albertini, sacerdote della diocesi di Milano, già conoscente degli amici di Bormio-Monza e Consulente Ecclesiastico Nazionale del CSI, il più grande ente di promozione sportiva di ispirazione cristiana.
Nella serata don Alessio ci ha spiegato la sua esperienza e non ha mancato di raccontarci alcuni aneddoti legati a suo fratello, il noto calciatore Demetrio Albertini. Nelle sue riflessioni, mi ha colpito in particolare una sottolineatura: San Paolo, durante un suo viaggio, passò accanto ad alcuni stadi e si accorse di quante persone vi andavano e così, quando scrive la lettera ai Corinzi (cfr 1Cor 9,24-27), fa il paragone fra la corsa allo stadio e ciò a cui deve tendere il cristiano, ossia la corona che non appassisce, cioè la vita eterna.
Al giorno d’oggi c’è il rischio che lo sport sia l’unica attività domenicale: è importante, invece, congiungere comunione, fede e sport per i giovani d’oggi. La pandemia ha purtroppo ridotto la voglia, da parte dei ragazzi, di mettersi in gioco e prendersi un impegno fisso. Un primo passo verso questi ragazzi è appassionarsi alla loro vita, partendo dal semplice “come stai” e non subito da “perché non sei venuto ad allenarti?”.
Ciò che mi è rimasto maggiormente è la possibilità (reale!) di poter accogliere la proposta sportiva in modo cristiana, in uno spirito che segue Gesù. Ora non ci resta che sfidare in una gara amichevole il tuo oratorio! Ti aspettiamo!
Francesco Bernasconi