Al culmine di un decennio di fervore spirituale ed edilizio, nella scia del concilio Vaticano II appena concluso, sotto l’impulso energico del vescovo Bonomini, la collina tra Muggiò e Albate vedeva sorgere il grandioso edificio oggi sede dell’unico seminario.
Ripresentando le principali fasi della progettazione e della costruzione, vogliamo ricordare soprattutto la corale e generosa partecipazione della diocesi alla realizzazione dell’opera.
Il nuovo edificio era destinato ad accogliere il solo seminario minore, per di più limitato alle tre medie inferiori e ai primi due anni delle superiori, ovvero “ginnasio”; i tre anni del liceo erano accorpati alla teologia, in via Battisti, attuale centro pastorale.
Fu un evento per tutta la diocesi, impegnata in quegli anni in un complessivo riassetto delle strutture destinate ad accogliere i ragazzi e i giovani in cammino verso il sacerdozio. L’acquisto e l’ampliamento della residenza estiva di Arnoga (1952), la ristrutturazione e l’ampliamento del seminario maggiore dell’Immacolata (1957-1960) e la costruzione del nuovo seminario minore di Muggiò (1963-1966) furono tre grandi opere, realizzate tutte in una decina di anni, tutte fortemente volute dal vescovo Felice Bonomini, sostenuto dalla mobilitazione totale delle parrocchie nella preghiera e nell’aiuto economico. Gli anni del boom economico furono per la nostra diocesi una “novella era” dei seminari, talora esplicita mente paragonata all’epoca gloriosa del concilio di Trento.
“Nel nome di Gesù sacerdote eterno, sotto la protezione della Vergine Santa, del suo castissimo sposo san Giuseppe e dell’inclito patrono sant’Abondio è stata decisa la costruzione del nuovo seminario minore”. Celebrando la messa crismale, il 19 aprile 1962, monsignor Bonomini dava, con queste parole, l’annuncio della costruzione del nuovo seminario minore sul colle di Muggiò.
La decisione fu accolta con gioia da tutta la diocesi: il vescovo decideva di dare il via alla costruzione del nuovo seminario minore, in un’area, quella di Muggiò, acquistata allo scopo dal suo predecessore, mons. Alessandro Macchi. Il vescovo Bonomini aveva spiegato che, nonostante la necessità impellente di restauri al vecchio seminario di Sant’Abbondio, si era deciso, in un primo tempo, di attendere qualche anno prima di intraprendere una nuova opera. Tuttavia, l’affermazione di un medico in visita al vecchio seminario (“Tenere dei ragazzi in ambienti così poco igienici è un tentare Iddio”) aveva scosso profondamente il vescovo che volle subito iniziare una nuova raccolta di fondi.
Nemmeno un anno dopo, il 19 marzo 1963, si poteva con solennità posare la prima pietra. La pergamena, dettata dal prof. Monti, recitava:
“Sotto il pontificato di Giovanni XXIII, al tempo in cui Antonio Segni era presidente della Repubblica Italiana, mentre il concilio Vaticano II veniva aperto dai padri cristiani; poiché per il passare degli anni era fatiscente la sacra sede del seminario, santa per memoria ed antichità, dalla quale Abbondio, pastore ottimo, consegno al mondo la luce di Cristo e un tal numero di soldati del Vangelo preparati all’ufficio ministeriale, raccolte le forze e con il plauso del popolo e del clero, dopo aver dedicato un nuovo edificio allo stesso patrono, Felice Bonomini vescovo di Como ne poneva la prima pietra affidandolo come tributo a san Giuseppe, che un tempo stette alla destra della famiglia di Nazareth ed ora è pilastro della Chiesa nel cielo, affinché gli alunni del seminario, teneri fiori della prima giovinezza, fossero imbevuti di buoni costumi e qualità e fossero condotti al fulgore della luce divina su una strada sicura nel destino verso gli altari del Signore dalla sua nuova opera di guida e dalla sua cura di padre buono.
Mese di marzo, nella solennità di San Giuseppe, anno del Signore 1963”.
Per la posa della prima pietra le ACLI donarono una cazzuola d’argento che ancora si conserva in seminario, con l’auspicio di “una sempre maggiore collaborazione tra gli operai della vigna del Signore e il fremente mondo del lavoro”. Tutta la diocesi fu rappresentata sul colle di Muggiò dalla folla che accorse per il significativo rito. Quanto al luogo scelto per la costruzione, molti mossero critiche poiché troppo lontano dalla città. Altri ne elogiarono la scelta, come ad esempio il sindaco di Como avv. Gelpi, che commentò: “La zona particolare su cui sorgerà la nuova costruzione fa del seminario il prolungamento ideale della città e la connessione tra il centro e l’intera diocesi”.
Mons. Gelpi, già rettore del seminario maggiore, nel XXV d’inaugurazione così ebbe a scrivere: “Il seminario è posto su di un colle che guarda ed è guardato dalla città. È come un Tabor cui il Signore chiama i suoi eletti per stare con Lui e poi andare al mondo intero ad evangelizzare, santificare, ad accompagnare il popolo Dio verso la salvezza”. Il progetto, affidato all’architetto Giuseppe Martinenghi e all’ingegner Piero Calori (già curatori dell’ampliamento del seminario maggiore), fu presentato alla diocesi mediante l’esposizione di un plastico in cattedrale. Il modello rivela una concezione moderna degli edifici per comunità che però non dimentica alcuni elementi propri della tradizione religiosa, quale il chiostro. L’edificio appariva infatti come una rilettura del classico impianto monastico, riproposto in una struttura più articolata che prevedeva: la chiesa isolata, tre corpi di quattro piani più il seminterrato convergenti nel vano scale principale e corpo più ampio basso (due piani relativo seminterrato) per i servizi.
Il classico portico-chiostro di tipo monastico è chiuso su due lati (est e sud) dal padiglione a “L”, destinato alle camere degli studenti e alle aule. All’estremità del chiostro una “rotonda”, ampio atrio che introduce alla chiesa, collegata ma isolata rispetto al resto dell’edificio. Il portico del chiostro prevedeva una grande terrazza a ricoprirlo completamente. Al centro della struttura, il corpo di collegamento delle varie ali dell’edificio, con l’ingresso, dominato dalla statua di San Giuseppe, l’atrio portineria e la scala principale.
A sud, affacciato sul cortile principale, un altro corpo destinato all’amministrazione, all’alloggio del portiere, agli insegnanti ed educatori. All’estremità est, verso Albate, il corpo servizi (cucina, refettorio, lavanderia-guardaroba, infermeria) e gli alloggi per le suore. Il complesso era corredato inoltre da un capiente cinema-teatro posto sotto la chiesa e da una moderna palestra sotto il refettorio.
Le linee architettoniche moderne non nascondevano l’imponenza e la solennità della struttura che dominava, come un nuovo castello Baradello, sulla convalle. Il modello venne realizzato completamente ad esclusione della chiesa, rivista sia nelle dimensioni, sia nella linea architettonica. Al posto dell’edificio monumentale previsto dal primo progetto fu realizzata una chiesa più piccola, caratterizzata dalla copertura a vela che s’innalza verso il cielo, simbolo della barca che ospita i futuri pescatori di uomini.
Il 2 giugno del 1964, l’impresa esecutrice, la Rebai di Sondrio, dava inizio finalmente ai lavori sotto la vigilanza infaticabile dell’economo del seminario, monsignor Agostino Acquistapace. Al mese di novembre gli edifici erano già quasi completi al rustico. A Natale del ’64 si festeggiò, con una cena, il completamento della chiesa. Nell’inverno successivo si continuarono i lavori per i tavolati interni e l’inizio della posa degli impianti.
Il vescovo Bonomini, spesso assente per le sessioni del concilio, contava di poter rendere attivo il nuovo seminario già dall’anno scolastico 1965-1966. In più occasioni il vescovo si fece mendicante per raccogliere i fondi necessari al completamento dei lavori.
Nel 1965, in occasione del Natale, scrisse ai diocesani: “Ci vediamo costretti a stendere la mano per tenere fede agli impegni che assicurino la consegna del nuovo seminario di Sant’Abbondio per il prossimo maggio”. Tra le iniziative da ricordare quella proposta alla Gioventù femminile di Azione cattolica, denominata “Per il natale della bontà sul colle di Muggiò”, che propose alle aderenti di rinunciare ad un regalo per devolvere un’offerta all’erigendo seminario: “In questo Natale 1965, il più povero, il più bisognoso è il tuo vescovo. Egli aspetta anche il tuo dono personale per il nuovo seminario che sta sorgendo sul colle di Muggiò, a Como…”.
È un esempio soltanto, tra le tante iniziative, le raccolte straordinarie, i gesti di solidarietà che negli anni 1963-1966 furono proposti alle parrocchie, spremute fino all’ultimo quattrino per riuscire a consegnare l’opera nel più breve tempo possibile.
“Nella festa di s. Giuseppe del 1963, sul colle di Muggiò – scriveva il Vescovo in uno dei suoi appelli pro seminario – avvolto nella piena luce solare di un pomeriggio di incipiente primavera, abbiamo benedetta e affidata alla terra la prima pietra del nuovo Seminario di Sant’Abbondio… e a tre anni di distanza, nella festa di San Giuseppe di quest’anno 1966 il magnifico complesso edilizio già sorride nell’aprica posizione, quanto mai suggestiva…”.
Dopo pochi mesi dalla stesura di queste righe, grazie allo slancio di generosità di tutta la diocesi, si poté giungere all’inaugurazione della struttura.
Era il 7 ottobre del 1966.
La redazione ringrazia
don Francesco Marinoni
per il materiale fornito