Esercizi Spirituali 2022 – Bienno (BS)

Nel tempo oramai divenuto tradizionale, la prima settimana di Quaresima, tutti noi seminaristi siamo stati immersi nel “grande silenzio” degli esercizi spirituali presso l’eremo dei SS. Pietro e Paolo a Bienno, in Valcamonica.

Per cercare di narrare questa esperienza, sempre complessa e densa, abbiamo sperimentato la seguente modalità: prima di partire abbiamo chiesto a due nostri compagni, Emanuele Sosio e Alessio Cifani, di scrivere qualche impressione previa. L’esperimento è risultato alquanto interessante: per Emanuele è stata la prima esperienza, mentre per Alessio, essendo in quinta teologia, questo è stato l’ultimo corso completo di esercizi che vivrà con la comunità del seminario.

Prospettive diverse – per fortuna! – che lasciano trapelare il desiderio profondo di comunione col Dio Trinità, anzitutto per riscoprire il senso della propria vita e della propria vocazione e, in secondo luogo, per poter testimoniare questa pienezza d’amore anche ad altri.

Tornati da Bienno, per completare la suddetta sperimentazione, abbiamo chiesto agli stessi di commentare la settimana vissuta. Ecco quindi, qui sotto, quanto è stato scritto.

Prima di partire…

Primo anno di seminario, prima esperienza di esercizi spirituali. È uno dei momenti più attesi da tutti e io non so bene che cosa aspettarmi. Ho sempre associato gli “esercizi” a qualcosa di lontano, indefinito, quasi misterioso, e in parte è ancora così a pochi giorni dalla partenza. In testa ho diverse immagini che mi arrivano dal racconto di esperienze vissute da altri: le meditazioni, il predicatore, il grande silenzio, la preghiera intensa… sarò in grado di vivere tutto questo? Non lo so, ma voglio provarci, ho voglia di provarci, consapevole di non essere solo. Chiedo al Signore di starmi a fianco e di rendere il mio cuore e la mia mente disponibili ad accogliere, ad accogliere la Parola che sarà spezzata per noi, ad accogliere il silenzio, ad accogliere il dono dei fratelli che ho accanto e ad accogliere i momenti di difficoltà e di aridità che forse sorgeranno. Non so che cosa aspettarmi, ma di una cosa sono certo: “che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore” (Deut 8, 3) e la settimana degli esercizi sarà una vera boccata di ossigeno.

Emanuele Sosio, I teologia

«Fermatevi! Sappiate che io sono Dio» (Sal 46,11°). Arrivati al quinto anno di seminario è spontaneo aspettare l’inizio del Tempo di Quaresima per vivere gli Esercizi Spirituali. Come ogni anno questo è un tempo favorevole per rimettere ancora più consapevolmente Cristo Gesù al centro della vita e riscoprirlo di nuovo come mio Salvatore. In questi giorni, grazie al silenzio, acquista ancora più valore la preghiera comunitaria, unico spazio nel quale ognuno di noi apre la sua bocca per partecipare ad una sola voce alla lode di Dio. Inoltre, è un tempo di riposo e di distacco dal mondo che porta spesso alla pace e alla voglia di essere davvero fratelli in ogni relazione quotidiana, sia dentro che fuori dal Seminario. Infine, per quest’anno mi piace ricordare una frase di Doroteo di Gaza: «Quando coloro che, desiderando avvicinarsi a Dio, camminano verso il centro del cerchio, essi si avvicinano anche gli uni agli altri oltre che verso Dio. Più si avvicinano a Dio, più si avvicinano gli uni agli altri. E più si avvicinano gli uni agli altri, più si avvicinano a Dio» (Istruzioni VI). Quindi, cosa aspettarsi da questa settimana? Silenzio e preghiera per aver un cuore più capace di amore fraterno e di spendersi nella quotidianità della vita. 

Alessio Cifani, V teologia

Al rientro…

Gli Esercizi Spirituali sono sempre un’esperienza di morte e vita. In essi si entra in un modo e se si vivono con impegno, soprattutto con l’apertura del cuore, si esce rinnovati. Non si tratta di una magia, ma di lasciar agire lo Spirito Santo che è in noi dal giorno del nostro Battesimo e sempre ci ricorda chi è il centro attorno al quale tutta la vita debba svolgersi: Dio Padre, Gesù Cristo suo Figlio e lo Spirito Santo. Questa settimana è dunque un tempo di grazia che ci permette di fermarci un poco, rallentare il ritmo delle giornate per lasciare emergere più propriamente dove Dio ci sta venendo incontro e rileggere la nostra vita da questo punto focale. Quest’anno ci siamo lasciati guidare dalla Parola di Dio, raccontata nel Libro di Tobia, sotto la sapiente guida di Emanuela Buccioni (Consacrata dell’Ordo Virginum, licenziata e dottorata in Teologia biblica). Dopo aver affrontato il lungo viaggio insieme a Tobia, figlio di Tobi, ognuno di noi ha accolto quello che il Signore nel silenzio gli ha donato. Personalmente ho rinnovato con più consapevolezza una convinzione che riporto con le parole pronunciate da Tobi, alla fine della sua esperienza: «Benedetto Dio che vive in eterno, benedetto il suo regno; egli castiga e ha compassione, fa scendere agli inferi, nelle profondità della terra, e fa risalire dalla grande perdizione: nessuno sfugge alla sua mano» (Tb 13,2). La vita dell’uomo è sempre caratterizzata da eventi pieni di vita e da scoraggiamenti, fatiche, dubbi e tristezza. Ma la Buona Notizia è che nulla sfugge alla mano di Dio, tutto è contenuto nel suo palmo (Cfr. Gv 10,27-30) e, se non ci si allontana, Lui non ci abbandona. Quanto bisogno abbiamo di ricollegarci con questa normalità della vita, formata da entrambi queste polarità, sicuri però che la morte (ciò che è male, che ci fa male e il male che causiamo noi) non è l’ultima parola! Con questa convinzione allora la vita assume un altro gusto, fondata sulla serenità che non siamo noi gli artefici della nostra vita ma abbiamo tutta la responsabilità di spenderla per il bene e cercando di orientarci sempre più verso l’Amore, consapevoli delle nostre incoerenze e fragilità. Chiediamo la grazia di ricordarci sempre, soprattutto quando cadiamo nello sconforto e non vediamo vie d’uscita (da una situazione, a causa di un peccato, dal male che c’è nel mondo…), che Gesù Cristo ha vinto la morte donando tutto sé stesso sulla Croce. Per questo Dio lo ha risuscitato e ora Egli è il Vivente Crocifisso Risorto (Cfr. Mc 16,6). Tutto questo è il Dio nel quale crediamo, tutto questo è il segreto per andare sempre avanti nella vita, correndo verso la Meta Ultima (Cfr. Fil 3,14), dove non ci sarà più il male né la morte perché Dio sarà tutto in tutti (Cfr. 1Cor 15,25-28). Ma per ora siamo chiamati a stare qui, nell’oggi, con i piedi per terra e vivere il nostro presente con lo sguardo fisso su Colui che solo ci mostra chi sia l’amore e come amare. Allora concludo con un augurio per vivere pienamente questa Pasqua: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! […] Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! Di vita eterna» (cfr. Giovanni Paolo II, omelia di inizio pontificato, 22 ottobre 1978).

Alessio Cifani, V teologia

Gli esercizi sono finiti. Una settimana passa molto in fretta. La vita ordinaria ha ripreso il suo corso. Mi sento un po’ come Pietro, Giacomo e Giovanni che scendono dal monte Tabor dopo la trasfigurazione, eccitato da quanto vissuto e un po’ abbattuto per il fatto di dover già “tornare a valle”. Sono partito con il proposito di accogliere tutto ciò che questa nuova esperienza aveva da offrirmi e una volta immerso nel clima degli esercizi mi sono trovato atteso, mi sono reso conto che il Signore aveva preparato per me questo tempo, mi stava aspettando. A qualche giorno dal rientro conservo anzitutto un forte senso di gratitudine, insieme alla tranquillità del silenzio, la bellezza dello stare con il Signore in modo prolungato e senza distrazioni, la ricchezza della sua Parola e il desiderio di non disperdere tutto quanto nel giro di poche settimane. Tornare a valle può essere difficile, ma la storia di Tobia, che abbiamo meditato, ci ha ricordato che basta confidare in Dio per trovare la forza di proseguire il cammino. Con questa consapevolezza riprendo il mio percorso ancora più desideroso di continuare a scoprirmi cercato dal Signore nel cammino alla sua sequela e con Tobia sento rivolte a me le parole di suo padre: “Coraggio, figlio, un angelo buono ti accompagnerà, il tuo viaggio andrà bene”.

Emanuele Sosio, I teologia