Buon cammino don Davide e don Jacopo!

Mi capita spesso, girando per la Diocesi e incontrando diversi preti, che qualcuno mi parla fissandomi, mentre mi ricorda e mi rimarca, sempre con stima ma pure con un po’ di ironica e malcelata “pietà”, tutta l’importanza del ministero di rettore che mi è stato affidato. Ho imparato ad abituarmi anche un po’, sempre però tenendo presente l’affetto, lo sprono e la preghiera con cui tanti confratelli e tanti cristiani delle nostre comunità sostengono me e il nostro Seminario. 

Sono consapevole e sento vibrare in me la delicatezza e la gravità di questo mio ministero soprattutto nel giorno delle ordinazioni, quando presento al Vescovo e alla Chiesa i candidati e affermo con voce certamente solenne, ma anche con tanta trepidante emozione: “dalle informazioni raccolte presso il popolo cristiano e secondo il giudizio di coloro che ne hanno curato la formazione posso attestare che ne sono degni”.

Il prossimo 11 giugno due giovani, Davide e Jacopo, che hanno percorso il cammino di formazione al presbiterato nella nostra Diocesi, giungono alla tappa dell’ordinazione sacerdotale. 

Sono arrivati in Seminario in età diverse, con percorsi originali e unici. Entrambi, 7 anni fa, si sono affacciati all’anno di Propedeutica portando in sé la domanda: “Signore, vuoi che io diventi prete?”. Questo interrogativo è diventato ricerca e la ricerca è diventata cammino di fede, di grazia, di conversione nel quale si sono scoperti man mano conformati a Cristo buon pastore.

Con la loro ordinazione si conclude un periodo principalmente caratterizzato dalla dimensione formativa. In questo tempo hanno sperimentato in modo rilevante la vita comunitaria nel Seminario maggiore, la relazione fraterna con gli altri seminaristi, diverse esperienze di dono e di servizio, il confronto con gli educatori, l’apporto dei docenti di teologia, il tirocinio pastorale nelle parrocchie. In questo anno di diaconato la loro presenza in parrocchia (a Mandello Lario e a Sondrio) è stata molto più intensa assumendo le realtà pastorali presenti, interagendo con i sacerdoti con i quali vivevano, con gli altri operatori pastorali e stando un po’ di più in mezzo alla gente. La loro formazione continuerà ora nel Presbiterio e con i laici che il Signore donerà loro di incontrare nel futuro ministero.

Sono certo che il Presbiterio diocesano accoglierà don Davide e don Jacopo con tanta gioia, come una ventata di aria buona. Ma sono anche convinto che avranno bisogno dell’aiuto paziente e determinato dei loro fratelli maggiori preti, per essere inseriti nel modo giusto nella pastorale e nelle relazioni. Sono giovani preti che entrano in una realtà complessa, non ancora definita e definitiva, che chiamiamo Comunità pastorali e in un tempo non certo facile nella nostra società. Le fatiche ci sono e ci saranno anche per loro ed è importante che le vediamo come tali e le affrontiamo con coraggio e tanta fiducia in Dio ma anche e soprattutto insieme, in quella fraternità sacerdotale che ci fa essere Presbiterio e in quello stile di sinodalità che è indicato – speriamo non solo a parole! – come strada maestra per tutta la Chiesa oggi. Non è un momento facile per essere cristiani e preti oggi, ma non è un momento brutto. Si corre il rischio, secondo me, di far pesare il pessimismo sui più giovani, piuttosto che cogliere la loro presenza come un segno di speranza e di fedeltà di Dio. Al Presbiterio spetta l’entusiasmante compito di coinvolgere i giovani sacerdoti nella vicenda della Chiesa di oggi: anche questa è formazione. 

Anche i laici delle comunità dove la Provvidenza li destinerà, attendono con gioia e tante aspettative questi novelli sacerdoti; chiedono sicuramente che abbiano particolari competenze e capita che la gente si rivolga al rettore e al seminario perché provvedano ad una preparazione ottimale. L’intenzione è buona: fare in modo che i preti siano preparati per affrontare le complessità del mondo.  Pertanto si chiede che i seminaristi facciano  corsi di gestione amministrativa, che assumano competenze legali, che tengano conto della vita delle famiglie e riescano a scoprire la ricchezza del loro aiuto, che siano ben aggiornati sui progetti catechistici con annessi e connessi, che vivano esperienze residenziali in terra di missione, che frequentino corsi per essere buoni padri spirituali e guide pastorali, che conoscano i movimenti e le associazioni ecclesiali, che seguano corsi d’arte e ne sappiano di informatica, che sappiano far da mangiare e siano anche un po’ più svegli nelle cose pratiche… Tutte cose sacrosante e l’elenco potrebbe ancora continuare! Dobbiamo però riconoscere che non è possibile rincorrere la complessità del mondo con una conoscenza enciclopedica. In Seminario cerchiamo di insegnare ad ascoltare con umiltà la situazione, a leggerla con fede, a rispondere con competenza facendosi aiutare da chi la competenza ce l’ha, anche e soprattutto dai laici; anche loro hanno il compito bello di aiutare un giovane sacerdote (e non solo i giovani) a diventare quello che è: pastore della comunità. E non parlo qui solo delle competenze specifiche ma della bella fede che tanti laici e tanta nostra gente vivono con semplicità nelle nostre parrocchie e che può essere un vero incoraggiamento per chi inizia nel ministero presbiterale e un buon sostegno nei momenti di stanchezza.

Anche personalmente ho sempre sperimentato questo: nelle comunità dove ho svolto il mio servizio mi sono sempre reso conto che la Chiesa, fatta di tante persone, c’era prima del mio arrivo e ha continuato bene anche dopo la mia partenza. Certamente spesso il momento del distacco e dei saluti è stato doloroso per tutti, ma ho sempre ben compreso che la bellezza della mia vocazione sta nel fatto che la comunità credente ha riconosciuto in me un pastore che conduce al Buon Pastore che è Cristo. L’Unico che resta lo stesso “ieri, oggi e sempre” (cfr. Ebrei 13,8)

Sicuramente anche questi due nuovi preti serviranno con passione la Chiesa, a questo si sono preparati con cura e docilità per anni; sarà ora la loro Chiesa che è in Como, Presbiterio e Laici, ad accoglierli come si deve e a continuare la loro formazione. Un cammino che dura tutta la vita!

Carissimi don Davide e don Jacopo, 

come vostro rettore, a nome anche di tutti gli altri formatori e anche dei vostri amici seminaristi, vi ringrazio sentitamente per come avete vissuto gli anni della vostra formazione; con disponibilità, con gioia e con umiltà. Siete stati un dono per noi. Grazie anche di come avete vissuto la fraternità fra voi due. Mi avete sempre edificato e mi sono tornate alla mente le parole che san Gregorio Nazianzieno scriveva parlando del suo caro amico san Basilio Magno: “Aspiravamo al medesimo bene e coltivavamo ogni giorno più fervidamente e intimamente il nostro comune ideale. Ci guidava la stessa ansia di sapere, cosa fra tutte eccitatrice di invidia; eppure, fra noi nessuna invidia, si apprezzava invece l’emulazione. Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo ma chi permetteva all’altro di esserlo.”

Vi auguro di continuare in questo cammino di amicizia e sono certo che porterete una bella ventata di freschezza e di fraternità nuova al nostro Presbiterio diocesano e nelle comunità che incontrerete. Tutti vi stanno attendendo con gioia. 

“L’Agnello sarà il loro pastore” (Ap 7,17). Vi attende ancora una volta, soprattutto, Cristo Gesù a cui avete per sempre donato la vostra vita. Camminate dietro Lui con passione e aiutate tante persone ad essere suoi discepoli. La misericordia di Dio riempia sempre il vostro e il nostro cuore. Buon cammino!

don Alessandro Alberti