Rosario serale
Serena e lenta scendeva, o forse sarebbe meglio dire scorreva, dal pendio della collinetta nel parco del nostro Seminario la processione con la statua della Madonna. E nel buio quel centinaio di candele brillavano compatte.
Il pensiero, chissà per quale strana associazione, è corso subito alla voce rassicurante del famoso narratore dei film di don Camillo: “lento e tranquillo scorre il Grande Fiume…”. Quelle piccole fiammelle parevano infatti come la superficie dell’acqua che, illuminata, riflette la luce in mille sfaccettature.
È strano il fluire dei pensieri, ma, a volte, può rivelarsi interessante. Così, partendo da questa suggestione, proviamo a raccontare la preghiera del Rosario che lunedì 2 maggio abbiamo vissuto qui in Seminario. E sono, sostanzialmente, due le idee che vorremmo condividere.
La prima è molto semplice, forse quasi banale. Il “Grande Fiume” può essere così chiamato perché in esso si uniscono molti corsi d’acqua più piccoli: chi non ricorda, a memoria e in ordine, fin dalle scuole elementari gli affluenti del Po? Così la nostra preghiera. È stato possibile pregare insieme perché da tante parrocchie vicine qualcuno ha deciso di incamminarsi fino alla cima del colle di Muggiò, o perché “affezionato” a questo momento, o magari perché “incuriosito” dopo aver incrociato da qualche parte la locandina. Per un’oretta, insieme, ci si è percepiti ciò che siamo realmente: un’unica Chiesa, un unico Corpo che compatto pellegrinava attorno al Seminario (non solo quello di mattoni).
A questa prima idea è però necessario aggiungere un’altra sfaccettatura. È stato possibile pregare insieme anche perché c’è stato chi ha offerto la propria collaborazione per la riuscita di questo nostro momento. Dalle parrocchie che ci hanno prestato la portantina, la statua di Maria, l’amplificazione; a coloro hanno pensato ai fiori, alle candele… gocce, a volte anche piccole, che hanno reso possibile quel luccicante fiume di cui si diceva all’inizio. Grazie.
Il secondo pensiero è ancora più semplice del primo. Il rettore, che ha presieduto la celebrazione, nell’orazione conclusiva ci ha fatto elevare al Padre quest’invocazione: «rendi all’umanità che tu ami la tranquillità tanto desiderata e invocata, perché formi una sola famiglia unita nel vincolo della carità fraterna». Come non vedere, tra le righe, la disastrosa situazione che continua a devastare la nostra Europa? Tuttavia, quella “sola famiglia” che invochiamo deve partire anche da noi, anche da questa nostra preghiera insieme, anche da questo piccolo pezzettino della nostra vita cristiana.
Ed ancora una volta, per qualche arcano motivo, la memoria è corsa al nostro amato narratore. A lui, e alla sua sottile ironia conclusiva, la fine di queste nostre righe. «Ecco il piccolo mondo di un mondo piccolo… Ciascuno lotta a suo modo per costruire un mondo migliore e qui accadono cose che non accadono in nessun’altra parte del mondo».