Conferimento di Lettorato e Accolitato
La sera di mercoledì scorso, 4 maggio, ci ha visti vivere in seminario un momento di festa, quando il vescovo Oscar ha istituito Carlo Tettamanti e Mauro Cavallaro, di terza teologia, come lettori; mentre Luca Albertoli, Francesco Bernasconi, Manuel Dei Cas, Alex Di Biase e Pietro Grandi, di quarta teologia, come accoliti.
I ministeri del Lettorato e dell’Accolitato sono due tappe significative lungo il percorso del Seminario, in cui si è chiamati a dire il proprio “eccomi”, che dalla domanda di ammissione tra i candidati agli Ordini Sacri fino all’ordinazione, scandisce tutti i passi più importanti del cammino verso il presbiterato.
In breve, con il Lettorato si è chiamati ad accogliere e annunciare la Parola di Dio, radice e fondamento della fede, mentre con l’Accolitato si è chiamati a vivere sempre più intensamente il mistero dell’Eucarestia, a conformarvisi sempre di più, e a servire la Chiesa come ministri dell’Eucarestia.
“Ricevere un ministero è sicuramente un impegno che si assume, ma è un grande segno di fiducia che il Signore Gesù e la sua Chiesa esprimono nei confronti di questi nostri amati seminaristi”. Credo che queste poche parole, con cui il Rettore, don Alessandro, ha introdotto la celebrazione di mercoledì, permettano di cogliere un aspetto affascinante delle tappe del Lettorato e dell’Accolitato. Infatti sottolineano come ogni ministero nella Chiesa sia insieme un dono da accogliere e un compito da assumere. Innanzitutto si tratta di un dono gustoso, ricco, da scoprire e approfondire sotto diversi punti di vista. Per prima cosa è segno dell’amore e dell’amicizia di Gesù nei propri confronti, dal momento che Egli è disposto a mettere nelle nostre fragili mani perfino la Parola di Dio e l’Eucarestia. Di conseguenza questo dono è anche un compito, che contiene un aspetto di responsabilità, che viene assunto nell’impegno a vivere sempre più in profondità il proprio rapporto con il Signore nella Parola e nell’Eucaristia, e a mettersi a disposizione, affinché anche gli altri possano farlo. E così arriviamo a un terzo aspetto, che riguarda proprio la gioia di poter essere strumento attraverso cui Gesù stesso può raggiungere le persone nella Parola e nell’Eucarestia. A questo proposito, delle parole che la liturgia propone durante i riti dei ministeri mi colpisce molto il fatto che viene messa in luce questa sinergia tra ciò che Dio fa per noi e ciò che facciamo noi, attraverso il nostro metterci a servizio suo e della Chiesa. È quindi un impegno che nasce innanzitutto dalla gratitudine per un dono ricevuto, che come ogni vero dono non può rimanere confinato tra le due persone in questione, ma porta con sé il desiderio gioioso di condividerlo, di raccontare agli altri la bellezza incontrata e di farli partecipi di essa.
Anche il Vescovo, durante l’omelia, ci ha invitato a riflettere sul ministero che stavamo per ricevere, a partire proprio dal suo duplice aspetto di dono ricevuto e di compito assunto, augurandoci di poter mostrare sempre sul nostro volto la letizia sperimentata in quel momento, come esprime un’invocazione del messale ambrosiano, che prega così: “Renderò evidente la potenza del mio nome dalla letizia dei loro volti”.
Un neo-accolito