Inno Akathistos 2023

Il Figlio dell’Altissimo venne e dimorò in me, ed io divenni sua madre. Come io ho dato nascita a Lui, così anch’Egli dette nascita a me una seconda volta. Egli indossò la veste di sua Madre, il suo corpo, io indossai la sua gloria.” (Efrem il Siro)

Siamo in terza teologia e dunque per il terzo anno ci troviamo a preparare e a cantare l’Akathistos con i nostri compagni. La preparazione di questa serata, che ormai è diventata tradizionale, parte da lontano. Già da ottobre, appena rientrati dalle vacanze, si inizia a pensare al calendario delle prove e a contattare le coriste e i coristi esterni. Poi, a ridosso del 7 dicembre, ci sono da preparare locandine e libretti e bisogna allestire la chiesa. In poche parole, tutto il seminario è coinvolto. Lasciando da parte le responsabilità nell’organizzazione, vorremmo però raccontarvi qualcosa sulla preghiera.

L’Akathistos è uno stupendo inno mariano, la cui ricchezza ogni volta ci colpisce, ci toglie il respiro e ci riempie lo sguardo dello splendore e della bellezza di Maria, come ha ricordato il rettore durante l’omelia. Questo si vive ogni anno di più. La prima volta che si ha la fortuna di cantarlo, infatti, si è più concentrati sulla musica che sul testo, si pensa ai passaggi difficili, si fa attenzione agli errori da evitare. Poi, man mano, le note si accordano con le strofe e con il cuore di chi canta e di chi ascolta, e le parole si insinuano nell’animo, lasciando crescere frutti fecondi.

Così, mentre si prega, si glorifica Maria, perché ella è “il primo prodigio di Cristo”, si contempla la luce di Maria, perché ella “splendendo conduce al Dio vero”, si tace al cospetto di Maria, perché per lei “sono stolti sottili dottori”, ci si ripara sotto il mantello di Maria, perché ella è “per la Chiesa (e quindi per tutti noi!) qual torre possente”.

E l’ “Ave!” che risuona per ben 169 volte durante l’inno ci invita a rivolgere lo sguardo verso di lei con meraviglia, come gli angeli, che si stupiscono “per l’evento sublime della tua Incarnazione divina: ché il Dio inaccessibile a tutti, vedevano fatto accessibile, uomo, dimorare fra noi”. In lei è l’Incarnazione, ella sola può dire: «Hic Verbum caro factum est.».

Maria, che nel silenzio accogliesti il Figlio, aiutaci a vivere questo tempo di Avvento che ci conduce al Natale, sii per noi luce che illumina la strada e guida che illumina il cammino, affinché anche noi possiamo nascere di nuovo, rivestiti della sua gloria.

Emanuele e Paolo – III Teologia