“Napule è mille culure”

È strano scrivere un articolo sulla vacanza comunitaria nella rovente Napoli in un’uggiosa giornata di inizio autunno, nella quale si starebbe bene davanti al fuoco di un camino, per togliersi di dosso l’umidità della pioggia. Infatti il clima era ben diverso dal 23 al 30 agosto, quando la comunità del seminario di Como è andata in trasferta, ospitata nell’ex seminario del PIME a Ducenta, in provincia di Caserta, eccezion fatta per una notte trascorsa a San Miniato, dopo aver visitato la città di Arezzo. Molte sarebbero le cose degne di un racconto esteso: la visita al Cristo velato e al tesoro di San Gennaro, l’incontro con il vescovo ausiliare di Napoli Michele Autuoro e quello con le suore di Madre Teresa di Calcutta che testimoniano la loro fede svolgendo il loro servizio verso i poveri in un quartiere difficile, la festa patronale a Ducenta, il giro in barca a Sorrento, l’ antica città di Pompei ed il suo santuario, la visita ad Arezzo, dove siamo stati guidati da don Lorenzo e accolti dalla Caritas e dal vescovo Andrea Migliavacca, ex rettore del seminario di Pavia. Però, vista l’esiguità dello spazio a disposizione, mi limiterò a descrivere la visita effettuata alle catacombe di San Gennaro e al rione Sanità.

Nella mattinata di mercoledì 26 agosto ci siamo presentati all’ingresso delle catacombe dove abbiamo incontrato Laura, la nostra appassionata e preparata guida, originaria del quartiere, che ci ha fatto scendere all’interno della collina. Se siete già stati alle più famose catacombe romane e immaginate qualcosa di simile (come io pensavo prima della visita), siete lontani dalla realtà. A Napoli non vi troverete immersi in stretti e angusti cunicoli sotterranei, ma sarete accolti da grandi camere scavate nel tufo, quasi a riflettere l’accoglienza e l’ospitalità tipiche degli abitanti della città soprastante. Nel corso del tempo (tra il II e il IX secolo) gli ambienti si sono via via ampliati e nei due livelli delle catacombe si possono vedere secoli di vita e di preghiera: affreschi, tombe di vescovi e di santi (qui furono collocate tra il V e il IX secolo le spoglie di San Gennaro), altari, persino un battistero costruito dal vescovo Paolo II che qui si nascose durante la crisi iconoclasta dell’VIII secolo.

Terminata la visita nel sottosuolo, ci siamo improvvisamente ritrovati all’interno dell’ospedale di San Gennaro dei Poveri e da lì siamo usciti nel caotico rione Sanità, quartiere dalla storia particolare. Già sede di diversi palazzi nobiliari, nel XIX secolo fu costruito un ponte che sovrastava le case e permetteva un più rapido collegamento tra il centro città e le tenute in campagne. Così gli aristocratici si spostarono e le loro carrozze iniziarono a solcare il selciato della strada sopraelevata, mentre all’ombra del ponte restarono solo i poveri e il rione divenne uno dei più disagiati e malfamati di Napoli. A partire dai primi anni 2000, il precedente parroco padre Antonio Loffredo e un gruppo di ragazzi e giovani del quartiere (tra cui Laura) hanno recuperato alcuni siti archeologici e chiese, in collaborazione con vari artisti, soprattutto con lo scultore Jago. Così, le chiese del quartiere, invece di essere state sconsacrate e abbandonate o vendute, hanno ripreso vita, diventando luogo d’incontro e di scambio culturale per gli abitanti della Sanità: nella basilica di San Severo si svolgono le prove di un’orchestra giovanile; Santa Maria Maddalena ai Cristallini è stata completamente ridecorata in tinta blu-azzurra e sulle sue pareti si possono cogliere alcuni ritratti di personaggi del quartiere; Sant’Aspreno dei Crociferi è diventata sede dello Jago musem. Il rione ha cambiato faccia, le sue bellezze sono state riscoperte, valorizzate e rese fruibili a tutti. Non senza sollevare qualche perplessità. Ad esempio a Santa Maria Maddalena e a Sant’Aspreno si fa fatica a trovare un crocifisso: è giusto questo per una chiesa consacrata?

Comunque questa bella storia di riscoperta di bellezza e di riscatto sociale non può non essere raccontata e diffusa, anche perché da sola basta per dare un’immagine di cosa sia la città di Napoli: bellezza e contraddizione, lotta per il riscatto, passione e calore. Elementi che a Napoli forse sono esasperati, ma che appartengono a ogni città, a ogni ambiente, a ogni persona.  Allora dalla visita alla città partenopea possiamo trarre questo augurio per l’anno seminaristico appena iniziato, quello di lavorare insieme, per far emergere e brillare le bellezze che ogni membro della nostra comunità possiede, al fine di rendere la nostra Como, la nostra Chiesa, il nostro seminario un luogo più accogliente e ospitale.

Paolo