Visita al vicariato di Morbegno

«O Padre, che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, re e salvatore, e ci hai resi partecipi del sacerdozio regale, fa’ che ascoltiamo la sua voce, per essere nel mondo fermento del tuo regno di giustizia e di pace.»


Così recita la colletta per l’anno liturgico B della solennità di Cristo Re, che quest’anno abbiamo celebrato domenica 24 novembre. Penso sia una preghiera molto bella, peccato che sia una di quelle che recita solo il prete (per la precisione appena dopo il Gloria) e che spesso non ascolta nessuno, perché mi sembra perfetta per descrivere l’uscita del seminario in quel di Morbegno e dintorni, che si è tenuta dal 22 al 24 novembre. Quarantotto ore intense, in cui c’è stata occasione di incontro con tante persone di tutte le età (dalla casa di riposo di Ardenno ai giovani e adolescenti di Morbegno ai bambini del CSI), con tante associazioni (Azione Cattolica, Scout, Acli, il già citato CSI), con tante comunità (da Cosio a Villapinta, passando per i Cech, la val Masino, Ardenno e Talamona).
Quarantotto ore ricche, in cui si sperimenta che a volte ci si conosce di più condividendo due sere in una camera doppia e stando svegli a parlare fino a notte fonda che vivendo insieme due anni in seminario, in cui ognuno ha la sua stanzetta singola dove ritirarsi. Quarantotto ore piene di spostamenti, in cui ci si accorge di essere in pochi, quando domenica mattina ci sono più parrocchie desiderose di conoscere un seminarista che seminaristi da accogliere. Eppure, in tutto questo, una sola cosa è importante: ascoltare la voce del Figlio, accettare la sua regalità discreta e delicata su di noi, esercitare il sacerdozio di cui siamo stati resi partecipi, tutti, grazie al battesimo. E allora che fermento! Incontri, sguardi, sorrisi, nuove conoscenze, pacche sulle spalle, abbracci, parole accolte e ricevute. Tutto davvero diventa occasione per costruire e insieme ricevere in dono frammenti piccoli e grandi di regno di Dio, mattoni per costruire case su una roccia salda. Anche se forse siamo in pochi. Ma mai soli, come confermato dal tanto affetto che ancora una volta si è stretto attorno a noi, per cullarci in questi due giorni valtellinesi.
E più si va in giro, più si incontra, più si cerca, più ci si interroga sulla domanda di Pilato:«Dunque tu sei re?», più si intuisce che il seminario è stare. Stare in un luogo, che nel nostro caso è un edificio, forse troppo grande, forse troppo isolato, in cima a un colle alla periferia di Como. Stare con qualcuno, i miei compagni, i miei educatori, i miei professori, le persone che incontro in parrocchia, ma soprattutto Qualcuno. Stare per essere qualcuno, la persona che Dio ha sognato. Allora il punto di domanda diventa un punto esclamativo e, insieme a tutti i miei fratelli e alle mie sorelle, oso gridare :«Dunque tu sei re!». Non per sette anni di seminario, non per gli anni della mia vita terrena, ma per sempre, per tutta l’eternità.

Paolo Piasini – IV Teologia