E come ogni anno, eccola, quale perla preziosa incastonata nel cammino d’Avvento, la solennità dell’Immacolata concezione di Maria.
E così noi, pellegrini in attesa dello Sposo, che, saggi, teniamo accesa la nostra lucerna – di una luce che tuttavia è fioca – siamo confortati, rafforzati e confermati al veder brillare la candida luce della Vergine e Sposa, attorno alla quale ci raduniamo, ancora una volta, per cantare il nostro accorato Ave!
Questi sono i sentimenti di fede più profondi che ci hanno mossi nella preparazione dell’inno Akathistos alla Madre di Dio, che è stato appena cantato questa sera e che, straordinariamente, verrà riproposto domani, in Seminario.
Per felice coincidenza liturgica il 7 dicembre è, al contempo, la vigilia dell’Immacolata e la festa di Sant’Ambrogio. Quale altra voce se non quella del santo vescovo di Milano, maestro della fede cattolica ed esempio di apostolica fortezza, può quindi guidarci in queste righe per cercare di comprendere quanto abbiamo vissuto?
«Quel saluto [dell’angelo] era riservato unicamente a Maria; e bene a ragione lei sola è chiamata piena di grazia, perché lei sola ricevette la grazia, meritata da nessun’altra, di essere ripiena di Colui che della grazia è l’autore» (Exp. in Luc. II, 9).
Ebbene, l’eccomi di Maria ha permesso di dar vita all’Autor della vita e proprio per questo l’inclita Madre è gioia di tutte le genti.
Quel giorno, a Nazareth, si è compiuto, nella maniera più esemplare possibile, l’incontro fra la grazia di Dio e la libertà umana, il coniugio fra la fede e le opere: insomma la fiducia dell’uomo con Dio.
Un duplice binomio inscindibile, che a tratti può avere il sapore del paradossale – ma su questo torneremo, probabilmente, nel resoconto di domani – ma che, sicuramente, di tutti i sofisti disgrega le trame.
Ecco qui appena balbettati soltanto alcuni dei sobbalzi di fede che al cuor dei credenti risplendono pregando Maria, lei che «pur senza averne avuto il comando, ci ha dato l’esempio» (Exp. in Luc. II, 54).
E pensare, quasi impossibile a dirsi, che tutto questo ha voluto prendere concretezza nella chiesa del nostro Seminario. Viene quindi d’obbligo ringraziare già da ora quanti hanno reso possibile questa sublimità di preghiera; in primis mons. Saverio Xeres, umile e paziente direttore del coro, con Pietro, Alessio e Simone, tutti i cantori e lettori…
De Maria numquam satis, potremmo quindi affermare. Non saremo mai abbastanza sazi della bellezza di Maria. E dal momento che per Lei con la terra esultano i cieli e con i cieli tripudia la terra, non possiamo che attendere, gaudenti (in Domino semper!) la solennità di domani, così da gustare – ancora una volta e ancora di più – Colei che è in una e Vergine e Madre.