Istanbul, se non ci fosse stato un veto turistico posto dalla Farnesina. Allora Vilnius, ma abbiamo preferito rinunciarci prima di vedere qualcuno ibernato dai rigori invernali durante la visita alla città. Poi Torino, ma i casi in continuo aumento ci hanno fatto desistere. Quindi? Come organizzare questa settimana di vacanza e di formazione al termine della sessione d’esame?
Semplicemente, come il buon scriba che estrae dal suo tesoro cose nuove ma anche cose antiche, abbiamo scelto una perla intramontabile: il “classico” pellegrinaggio parrocchiale, composto da viaggio, visita, Messa e, non ultimo, lauto pranzo! Ma non ci siamo accontentati di un’uscita, legate dal filo della fraternità abbiamo, per così dire, creato una collana di non poco valore che ora cercheremo di riassumere.
Tutto è iniziato lunedì 24 gennaio alla volta della Val d’Intelvi. Accolti da don Claudio Monti e accompagnati da don Andrea Straffi, abbiamo lasciato parlare la meraviglia. Nessuno può negare la marginalità del luogo rispetto alle principali vie di comunicazione e di cultura, tuttavia… nella botte piccola spesso decanta il vino buono. E fu così per i fratelli Carloni, architetti, stuccatori e pittori del pieno Barocco settecentesco, originari di Scaria, che, dopo aver a lungo operato in Europa, sono tornati al nativo paesello per far dono alla parrocchia della loro arte: così nasce la chiesa di Scaria, piccolo e affascinante gioiello (che merita d’essere visitato almeno una volta in vita; ma anche di più dal momento che la vera bellezza non stanca mai l’occhio). Lì abbiamo celebrato la S. Messa e visitato il piccolo ma gustoso museo d’arte sacra. E, per non venir meno al programma “della tradizione”, ci siamo diretti alla Sighignola per il pranzo e una piccola passeggiata.
E fu sera e fu mattina: altra uscita. Martedì siamo partiti alla volta dell’Abbazia di Piona per la celebrazione dell’Eucarestia e la visita. Il pranzo non era prenotato proprio dietro l’angolo: siamo infatti saliti fino ad Arzo, frazione di Morbegno, per un menù tipicamente valtellinese. Nel ritorno tappa a Novate Mezzola, accolti da don Marco Folladori. Con lui siamo partiti per l’affascinante passeggiata verso la chiesetta di San Fedelino, per scoprire e approfondire, ancora una volta e ancora di più, le origini della nostra Diocesi e quindi della nostra fede.
San Fedele ci ha, in qualche modo, accompagnato per tutta la giornata. La sera infatti ci siamo recati nella Basilica cittadina per la preghiera nella conclusione dell’ottavario per l’unità dei cristiani.
Mercoledì ancora in riva al lago: un andirivieni fra Bellagio e Lezzeno. Nella mattina visita ai giardini di Villa Melzi. Certo, starai pensando tu lettore, che andare a vedere dei giardini in gennaio… e questo può essere vero, ma ne è valsa davvero la pena, soprattutto per due ragioni: anzitutto per la posizione, quasi unica, sul lago e per la progettazione del giardino intero, ben visibile anche senza le fioriture. La bellezza – come già si diceva – ripaga sempre, in ogni periodo dell’anno. In secondo luogo per la passione mostrataci da Rita, nostra guida. Pranzo a Lezzeno, ospiti della famiglia Matteri in un clima di familiarità, veramente rara da trovarsi altrove. Come se questo non bastasse Erio Matteri ci ha condotto all’interno dei cantieri navali mostrandoci, con immense precisione e passione, i segreti delle “sue” imbarcazioni. Ancora sui pulmini alla volta di Bellagio per la S. Messa e, ospiti di don Simone Tiraboschi, l’altrettanto solenne cena: toch, specialità bellagina.
Tutto all’interno della nostra Diocesi, eccetto l’ultimo giorno. Destinazione Bergamo. Accompagnati da don Mattia Tomasoni abbiamo visitato parte del centro storico, seguito dal pranzo in compagnia dei seminaristi.
E ancora sui pulmini per il viaggio di rientro (definitivo). Quattro giorni di incontri, di bellezze di luogo e di fede… certo non abbiamo macinato i chilometri che ci avrebbero portato a Istanbul, ma il vero viaggio ha un’altra unità di misura. E forse, di questo, siamo riusciti a tenerne conto.