Tutto quanto aveva per vivere

Trascorsi ormai diversi giorni, lasciamoci raccontare dai novelli diaconi il passo decisivo che hanno compiuto verso il presbiterato, attraverso qualche riga e una foto per loro significativa.

«Dio che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento»

Questa è la preghiera che il Vescovo pronuncia dopo gli impegni del diaconato e la promessa di obbedienza. Questa mi sembra la cifra sintetica che dice bene quello che ho vissuto. Intanto perché la prima parola corrisponde all’inizio di tutto: Dio è all’origine di tutto. Dal generale al particolare, fino ad arrivare alla vita di ciascuno di noi. Per me è avvenuto così. Sono veramente convinto che Lui mi abbia chiamato da quando ero un bambino e mi ha accompagnato nelle scelte più importanti della mia vita, fino a questo punto, e non smette di accompagnarmi. Vorrei ora spendere una semplice parola sull’espressione «sua opera». Quello che mi commuove nel profondo e che mi dà la forza e la voglia di donarmi vivendo nel ministero che ho ricevuto, è il fatto che ho toccato con mano «la sua opera». La cosa meravigliosa e che mi stupisce è che non lo vedo solo nella vita, ma anche e soprattutto nella vita di tante persone che in questi anni, grazie al cammino di Seminario, il Signore mi ha fatto incontrare e messo accanto. Per questo io scelgo, con l’aiuto di Dio, di conformarmi sempre più a Cristo Servo perché facendomi tutto a tutti, possa salvare a tutti i costi qualcuno (cfr. 1Cor 9,22). Non io ma la Grazia del Signore che agisce anche in me. Infine sono grato di aver ricevuto questo dono con i miei compagni e di continuare ancora insieme questo cammino come anche con la Comunità del Seminario e tutte le persone che ho incontrato ed incontrerò.  

don Alessio Cifani

Tempo e luogo

Tempo e luogo. Siamo abituati generalmente a ricordare tutto ciò che viviamo secondo queste due categorie: quando e dove. Tuttavia ci sono fatti e avvenimenti che, nello scrigno dei nostri ricordi, sfuggono a questa catalogazione. L’ordinazione diaconale appena vissuta è proprio un ricordo di tal genere. Se da un lato sappiamo benissimo tutti quando e dove sia avvenuta, dal canto opposto invece essa partecipa di quella sana anarchia degli eventi fondamentali della vita, quelli cioè che si imprimono non solo nella memoria ma in tutto te stesso e quasi sembra che sia sempre stato così e non sia mai stato diversamente. Essere diventato diacono: non ho ancora ben capito che cosa significhi, ma ho la netta impressione che per la mia vita non ci sia mai stato altro, che qui c’è davvero quell’aria fresca che si cerca sempre prima di respirare a pieni polmoni. Essere diacono: da quel sabato appena trascorso in poi. Non vale nemmeno quanto si dice del matrimonio: “finché morte non ci separi”. In aeternum. Ecco, forse è proprio per questo che tempo e luogo in fatti del genere sfuggono. Perché essi non sono altro che l’Eterno.

don Tommaso Daminato

Giorni di Grazia

Sono stati giorni di Grazia, così mi piace definire i giorni dell’ordinazione e della prima messa diaconale avvenuti lo scorso 10-11 settembre. Grazia presente nell’ordinazione, nel nostro sdraiarci completamente a terra in segno di totale abbandono al Signore e al contempo di totale appartenenza della nostra vita a Lui. Il rito dell’ordinazione parla proprio con i suoi gesti di una appartenenza: attraverso l’imposizione delle mani del Vescovo il Signore ci dice ‘’tu sei mio’’, e attraverso il nostro inginocchiarci noi gli diciamo il nostro ‘’io sono tuo’’. Un desiderio di reciproca comunione tra noi poveri uomini e il buon Dio che speriamo possa prendere forma nella nostra vita quotidiana a servizio della Chiesa. La Sua Grazia non si è fermata peró al solo interno della Cattedrale, ma si è espansa anche al di fuori di essa, in mezzo alla gente. In particolare in quell’averti a cuore fatto di semplicità che così in tanti ci hanno manifestato. Un aver a cuore che anche se non connotato da chissà quale condivisione o profondità manifesta un genuino amore di Chiesa per i suoi ministri. Un amore nel quale è presente il Signore e del quale ho goduto e spero di fare scorta per gli anni futuri.  

don Roberto Stimamiglio

“Vestite la tenuta di chi serve, servitori di Dio e dei fratelli”

È una veste pesante quella ricevuta con l’ordinazione diaconale che porteremo per tutta la vita, ma per fortuna il giogo diventa leggero se abbiamo Cristo che ci aiuta a portarlo. È un impegno gravoso, ma soprattutto un dono grande, quello che abbiamo nei confronti dei fratelli: annunciare il Suo vangelo, credere a ciò che proclamiamo facendo trasparire Lui con la nostra vita, insegnare a vivere di quella fede che nutre anche noi, e quindi vivere quello che insegniamo. A sostenerci in questo servizio inoltre c’è l’intera comunità dei figli di Dio che per noi ha uno sguardo di benevolenza e amore spesso inaspettato: è questo un motivo di grande gratitudine al Signore che non lascia mai soli i suoi figli e li accompagna con il bene ricevuto dai fratelli, a cui noi cerchiamo di ricambiare mettendoci al loro – e Suo – servizio.

don Simone Tettamanti