Prima di farvi il resoconto della breve (ma intensa) visita di padre Dino Tessari al nostro seminario, devo scrivere una doverosa premessa: non penso di poter trovare le parole per esprimere il suo entusiasmo, il suo slancio, il suo ardore missionario. L’unico modo è quello di incontrarlo di persona. Ma vi avviso: c’è il forte rischio di rimanerne contagiati.
Ora posso iniziare. Anche se ci sarebbe molto da scrivere, mi limiterò a una sintesi di quanto detto nei principali momenti comunitari che si sono tenuti durante la sua visita, iniziando dalla Messa di mercoledì sera. Durante l’omelia, ricordando la figura del beato padre Mario Borzaga, missionario martire da lui conosciuto in gioventù, padre Dino ci ha invitato a essere preti di Cristo, della Chiesa e dell’umanità. Preti di Cristo, mettendo al primo posto Gesù crocifisso, la preghiera e la Messa; preti della Chiesa, da amare e da servire; preti dell’umanità, in grado di ascoltare il grido incessante di chi ha sete di Dio.
Dopo cena, durante un incontro informale al bar, ci siamo confrontati sull’importanza di essere preti missionari oggi. Oltre a ribadire quanto già affermato durante l’omelia, padre Dino ha aggiunto alcune importanti caratteristiche del sacerdote missionario. La prima è l’evangelizzazione: oggi più che mai è necessario annunciare il Vangelo cercando chi ha bisogno di Cristo, senza aspettare in oratorio o in parrocchia. Altro aspetto decisivo è la fraternità sacerdotale, decisiva sia per amare la Chiesa, sia per essere di esempio a tutte le persone (fedeli e non), sia per combattere la solitudine, sia per resistere alla tentazione di giudicare. In poche parole, non si può vivere da preti senza vivere a pieno questa fraternità.
Infine, i momenti più toccanti, il racconto delle esperienze di padre Dino, che concretizzano quanto esposto. Cosa vuol dire essere preti di Cristo? Vuol dire navigare quattro giorni in barca su un grande fiume indonesiano, perché ti dicono che qualcuno ti cerca in un villaggio in cui non c’è neanche un cristiano e una volta arrivato a destinazione scoprire che chi ti ha chiamato è un lebbroso lasciato giacere nella sua sporcizia. Vuol dire pulirlo, lavarlo, inviargli le medicine, andare a trovarlo quando possibile, per poi sentirsi dire :«Fammi conoscere il Dio che ti permette di amarmi così tanto!». Cosa vuol dire evangelizzare? Vuol dire sopportare per anni le persecuzioni dei musulmani, senza mai parlare male di loro, ma amandoli sempre, per poi vedere arrivare un imam che si inginocchia, recita il Padre Nostro e dice :«Ho bisogno di un Allah Padre, che perdoni i miei peccati». E questo non accade solo in Indonesia, ma anche in Italia. Come successo agli avventori del locale malfamato accanto alla casa di Bologna, che padre Dino salutava ogni volta che usciva. All’iniziale ritrosia e dileggio, sono seguiti comprensione e amicizia. E un giorno se li è ritrovati in chiesa, a pregare Maria per la vittima del crimine di un loro conoscente. Queste sono solo alcuni dei racconti di vita che ci sono rimasti nella mente e nel cuore. Dopo la preghiera, l’incontro non poteva che finire con una vigorosa stretta di mano che padre Dino, come segno concreto di fraternità, ha dato a tutti prima di uscire.
Eccoci arrivati all’ultimo appuntamento, la Messa di giovedì mattina. Nella breve omelia padre Dino ha ricordato con passione un versetto del Vangelo di domenica:«Rimanete nel mio amore», ricordandoci che questa è la supplica di Cristo nei nostri confronti. E penso proprio che l’immagine di Gesù che in ginocchio ci chiede di rimanere nel suo amore sia quella giusta per sintetizzare questa visita. D’altronde, che cosa vuol dire essere missionari se non rimanere nell’amore di Cristo e cercare di testimoniare questo amore ai fratelli e alle sorelle che incontriamo sul nostro cammino? Caro padre Dino, grazie per il tuo entusiasmo e per le tue parole semplici, ma profonde, che ci hanno riportato all’essenziale e che hanno ravvivato la fiamma dell’amore di Cristo nei nostri cuori. La tua visita, sebbene sia durata meno di ventiquattro ore, non sarà dimenticata facilmente!
Paolo Piasini – III Teologia