Lo scorso mercoledì 19 marzo in seminario è stato, come ogni anno, giorno di grande festa: l’austerità e la sobrietà del Tempo di Quaresima hanno lasciato spazio alla gioia di poter celebrare la solennità di San Giuseppe, patrono della Chiesa universale e del nostro seminario diocesano.
Quest’anno ha visto una novità storica: sono stati infatti invitate a condividere la festa con noi altre tre comunità, legate in vari modi alla nostra: quella del Seminario Arcivescovile di Milano, con sede a Venegono Inferiore, insieme alla quale alcuni di noi compiono gli studi filosofici e teologici; il Seminario della Diocesi di Lugano, distaccatasi dalla Chiesa di Como sul finire dell’Ottocento; le suore della comunità di Bolladello di Cairate (MI), appartenenti alla congregazione portoghese “Aliança de Santa Maria”, le quali studiano con i seminaristi a Venegono.
Per l’occasione, è stato invitato a presiedere la Santa Messa solenne delle ore 18:00 Mons. Saverio Xeres, dal 1983 docente di Storia della Chiesa presso il nostro seminario, incarico che gli ha permesso, lungo i decenni scorsi, di conoscere le intere generazioni di presbiteri lì formati. Con questa festa, la nostra comunità ha potuto salutarlo, vista la sua nomina, nel settembre scorso, a collaboratore parrocchiale per Bema e Albaredo per S. Marco, motivo per cui è terminata la sua lunga residenza sulla collina di Muggiò. Nonostante questo nuovo incarico in Valtellina, egli sta ancora proseguendo l’insegnamento ai seminaristi che per ultimi stanno studiando a Como. Tuttavia è l’intera comunità a sentire la mancanza della sua presenza, genialità e lucidità come studioso e maestro di vita presbiterale. Con lui hanno concelebrato alcuni educatori e professori dei tre seminari.

Nell’omelia don Saverio ha sottolineato come la santità di Giuseppe sia dipesa dal suo essere sposo della Vergine Maria, e che egli sia stato considerato in terra padre del Figlio dell’Altissimo solo in virtù di tale relazione sponsale con lei. Da qui il suo dovere di dargli il nome che sancì l’appartenenza del Messia alla stirpe di re Davide, compimento della promessa divina che al sovrano d’Israele diceva: “Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono!” (Sal 132 – 131, 11). Nella sua obbedienza, Giuseppe è anche stato presentato quale esempio di dedizione e servizio, come l’evangelista Matteo non manca di sottolineare (cfr. Mt 1, 24-25), per ogni battezzato, e ancor più per i presbiteri e diaconi, i quali, proprio in virtù del loro Ordine sacro, sono ordinati al ministero di maestri e guide per tutti i fedeli.

Dopo esserci nutriti alla mensa della Parola di Dio e del pane eucaristico, ci siamo diretti verso l’altra mensa: la cena a base di pizzoccheri preparati da alcuni volontari provenienti da Bormio.
A don Saverio consegniamo in dono un abbonamento per i mezzi pubblici, a lui utile per i continui spostamenti che deve effettuare per il suo ministero e i suoi studi, e un pile, segno del calore che ci unisce come se fossimo abbracciati. Segue l’esecuzione, in suo omaggio, del canto a Maria “Aurora di un giorno nuovo”, del quale ha composto il testo ispirandosi a una preghiera di Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI. Il momento musicale si prolunga poi con canti popolari accompagnati da don Saverio con brio al pianoforte. A lui vanno anche i nostri auguri di una feconda continuazione della sua vita presbiterale, a servizio della Chiesa, della sua storia, e dei fedeli affidati alle sue cure pastorali, affinché egli sia, a immagine di San Giuseppe, un autentico “custode” della loro fede.
Gregorio Barelli