“Sforzatevi di accendere la fiamma della speranza nel luogo in cui vivete”. Questa esortazione del cardinale Francois-Xavier Van Thuan, (1928 – 2002), un grande uomo di Dio che, anche dalla prova durissima del carcere del Vietnam, dove per ben 13 anni è stato ingiustamente detenuto, “ha sempre saputo trasmettere speranza al fratello”, è valida per tutti, e penso sia molto appropriata anche per il seminario diocesano. Il tema scelto dalla nostra comunità per questo anno in vista del Giubileo è “Segni di speranza” (SnC 7) e va proprio in questa direzione. La presenza di un ancora discreto numero di giovani seminaristi deve essere motivo di speranza per la nostra Chiesa di Como, oltre che di fiduciosa gratitudine al Signore, “Padrone della messe”, che non dobbiamo mai stancarci di pregare.
Tra le tante, una proposta formativa è quella dell’uscita comunitaria in alcuni vicariati della diocesi che permette ai seminaristi, assieme al servizio pastorale che vivono ogni fine settimana in parrocchia, di conoscere e riflettere sulla situazione concreta delle nostre comunità, oltre che vivere momenti di fraternità e di accoglienza. Molto bella è stata l’uscita a Morbegno (22- 24 novembre) dove abbiamo vissuto tre giorni intensi e sperimentato un bel clima di Chiesa. I seminaristi, ascoltando i nostri cari preti e vedendo tante persone di buona volontà davvero dedite e diverse realtà di fede ancora significative, seppure tra le molte innegabili fatiche che ci sono e che i cambiamenti in atto naturalmente comportano, sono riusciti a cogliere tanti segni concreti di speranza in mezzo al Popolo di Dio. Significativi, a mio avviso, sono stati anche due serate di incontro molto piacevoli con i giovani e gli adolescenti in cui sono state poste ai seminaristi diverse domande e loro stessi ne hanno poste ai giovani presenti. Mi sono accorto di come la figura del prete e di chi si sta seriamente interrogando su questa vocazione costituisca ancora un bel punto interrogativo per i ragazzi e i giovani che, stupiti e sorpresi, hanno instaurato un dialogo franco, a volte provocante, ma molto cordiale con i nostri seminaristi.
Lo scorso 18 novembre abbiamo invece vissuto una bella serata in seminario con i preti delle parrocchie di origine e di servizio pastorale dei seminaristi con anche la celebrazione dei Vespri e dell’Eucaristia insieme e la cena fraterna. Prima abbiamo avuto tra noi preti un buon momento di confronto e mi piace condividere con tutti una delle domande che hanno animato il nostro incontro e che avevo inviato in precedenza: Quali le speranze, i sogni, le passioni di questi seminaristi “che oggi Dio ci dona”? – e aggiungerei qui – “dei ragazzi e dei giovani delle nostre comunità?”
Educare alla speranza penso che sia un compito primario della formazione dei nostri seminaristi e una caratteristica fondamentale dell’essere preti, discepoli-missionari, oggi in mezzo alla gente. Papa Benedetto XVI così scriveva alcuni anni fa: «Questa è veramente una delle sfide più grandi del nostro tempo. Il sacerdote, certamente uomo della Parola divina e del sacro, deve oggi più che mai essere uomo della gioia e della speranza, deve essere un prete contento».
Nel prossimo Giubileo andremo a Roma due volte come seminario: per vivere l’incontro mondiale dei seminaristi a giugno e il pellegrinaggio con tutta la diocesi a settembre. Mi auguro, però, che per ciascuno di noi il cammino della speranza sia soprattutto quello quotidiano, come alcune altre parole molto belle del cardinal Van Thuan ci ricordano: “Il Signore ti guida per questa strada in modo che «tu possa andare a portare frutto, frutto duraturo» (Gv 15,16). La strada si chiama «il cammino della speranza» perché è bella come la speranza che illumina. Perché non dovresti avere speranza se ti metti in cammino con Gesù verso il Padre, con la forza dello Spirito Santo?”
Grazie a tutti per l’affetto nei confronti del seminario, per la preghiera e il sostegno concreto. Che, insieme, possiamo essere “segni e semi di speranza” per questo nostro mondo e in questo nostro tempo!
don Alessandro Alberti, rettore